20 aprile, 2015

Abbracci gratis, i dubbi


Ti piazzi per strada con un cartello: "Abbracci gratis" e ti metti ad abbracciare le persone che passano
. L'idea è buona, in generale. Ma sorgono i dubbi su chi ti abbraccia. Le domande sono tante. Perché queste persone si presentano in giro con i cartelli? Sanno abbracciare a casa loro? Sanno abbracciare gli amici? Sanno praticare l'abbraccio nella quotidianità? Boh!

Faccio l'avvocato del diavolo e penso: "Queste persone non abbracciano nel vero senso della parola, almeno come lo intendo io, perché nell'abbraccio c'è sentimento, c'è amore verso l'altro. Di conseguenza come fai a provare sentimento per un estraneo mai visto prima?". E' un sentimento falso, una sorta di compassione, come quella che si prova davanti a un cucciolo abbandonato. La compassione non si può paragonare all'affetto sincero e reale. L'abbraccio è  la manifestazione di un sentimento, non si può mettere sullo stesso piano di un sorriso o una stretta di mano.

In tutto questo ambaradan dei free hugs c'è una contraddizione di fondo. Un volersi mostrare buoni a tutti i costi. Della serie: volemose bene. Con presunzione, perché vorrei vedere quanta generosità reale c'è dietro a ognuno abbraccio. Quanta voglia di darsi agli altri, di spendersi per gli altri. Di abbandonare l'egoismo e pensare seriamente al prossimo. Mi pare quasi un tentativo di fare beneficenza, ma la vera beneficenza si fa di nascosto, non sbandierandola ai quattro venti.

"Che tristezza! Come ci si può ridurre così?" commenta Veru. Sono d'accordo con lei. Conoscendo un free-hugger, i miei dubbi raddoppiano. Se voglio un abbraccio mi circondo di persone da abbracciare tutti i giorni. Da stringere forte a ogni incontro perché sono affezionata a loro e provo affetto. Non abbraccio per le fotocamere e tanto meno per un evento stile Barnum. Per me l'abbraccio ha un valore. E' qualcosa di prezioso, di intimo che non posso svendere al primo saldo.

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