25 novembre, 2014

Quando Bret Easton Ellis mi ha scioccata

Bret Easton Ellis
Parlo con Daniele dell'ultimo libro di Andrea De Carlo, Cuore primitivo, ricordando i primi titoli dello scrittore. "Sai che Treno di panna, da ragazzino, mi ha fatto venire voglia di scrivere?" mi racconta Daniele. "Anche a me è piaciuto tanto - rispondo -. L'ho letto ai tempi del liceo".

Tornando indietro con la memoria, ai primi romanzi che mi hanno formata, mi viene in mente Meno di zero di Bret Easton Ellis, preso in mano a 18 anni (appena pubblicato in Italia). La narrazione di Bret è stata una rivelazione. Non tanto per la durezza di personaggi e situazioni (droga, sesso e perversioni dei rampolli americani anni Ottanta), ma per lo stile. Quel libro mi fatto innamorare del minimalismo.

Nel 2005 Ellis è venuto in Italia a presentare Lunar Park. Non mi sono lasciata sfuggire l'occasione di andare a conoscerlo. L'incontro con l'autore è stato uno show. Risate fino alle lacrime. Sembrava una puntata di Zelig. "Sarà strafatto", ho pensato. Da non credere. Un uomo così divertente che scrive romanzi tanto cupi e crudi.

Ma il bello è venuto a fine presentazione. Mi sono avvicinata a Bret con la mia copia da autografare. In fila, in mezzo a tanta gente. Arrivato il mio turno, lui mi ha guardata e mi ha chiesto di fargli lo spelling del mio nome. Due volte. Ok. Ha scritto qualcosa sulla seconda pagina e ha firmato. A questo punto, in un attimo, ha tirato fuori dalla tasca dei pantaloni una minimacchina fotografica digitale e mi ha scattato una foto, con il flash.

Sono rimasta pietrificata. Perché ha voluto una mia immagine? Panico. Ho preso la mia copia e sono scappata. Sul libro ha scritto:
To (il mio nome corretto)
Best one
Bret 
Da allora, non ho più letto nulla di Ellis. Ho il terrore che mi abbia inserita in qualche romanzo, o racconto, e non voglio scoprire che personalità mi ha affibbiato.

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